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Seconde generazioni in Italia e percorsi di integrazione

È stato pubblicato il 16 aprile, il volume “Identità e percorsi di integrazione delle seconde generazioni in Italia“, a cura dell’ISTAT. Come segnalato nell’introduzione al testo, “sono ormai passati almeno 40 anni da quando negli anni Settanta si sono registrati i primi arrivi consistenti di immigrati stranieri in Italia. Si trattava per lo più di giovani lavoratori e lavoratrici provenienti da alcune regioni meno ricche del pianeta e di un numero non trascurabile, ma comunque contenuto, di profughi”; nel tempo “si è progressivamente aggiunta la complessità dovuta alla presenza statisticamente rilevante di generazioni migratorie successive, visto che ai migranti si sono aggiunti i loro figli e in qualche caso i loro nipoti”. In questo contesto, al 1° gennaio 2018 i minori di seconda generazione, stranieri o italiani per acquisizione, risultano un milione e 316mila – pari al 13% della popolazione minorenne complessiva in Italia – di cui tre su quattro sono nati sul territorio nazionale (991mila) e costituiscono la cosiddetta “seconda generazione” in senso stretto.

Per la precisione, sempre tra i minorenni in Italia al 1° gennaio 2018, sono 778mila gli stranieri nati sul territorio nazionale da genitori stranieri, 213mila i naturalizzati italiani figli di genitori stranieri, 263mila gli stranieri nati all’estero e trasferitisi in Italia, e infine 62mila i naturalizzati italiani nati all’estero. In pratica, si può calcolare che il 77,5% dei naturalizzati italiani sia nato in Italia mentre tra coloro i quali hanno ancora la cittadinanza straniera la quota di nati sul territorio nazionale è poco inferiore e pari al 74,7%, non incidendo dunque moltissimo il luogo di nascita sull’acquisizione di cittadinanza italiana durante la minore età in quanto allorquando avviene la naturalizzazione è nella stragrande maggioranza dei casi in seguito all’acquisizione di cittadinanza italiana dei genitori.

Naturalmente, invece, se è vero che mediamente tre quarti dei minori di seconda generazione sono nati in Italia, tale quota varia moltissimo in base all’età: Fondazione ISMU fa notare come quasi tutti e cioè il 93,0% degli stranieri fino ai 5 anni è nato in Italia, e poi il 79,2% dai 6 ai 10 anni, il 59,9% tra gli 11 e i 13, e infine solamente il 37,5% dai 14 ai 17.

All’interno del collettivo dei minorenni acquisiti alla cittadinanza italiana – che è probabilmente, dei quattro, il più interessante – si segnalano soprattutto marocchini (64mila) e albanesi (43mila), che sono molto più numerosi di qualsiasi altro gruppo nazionale in graduatoria (nell’ordine 14mila indiani, 12mila pakistani e solamente 10mila rumeni nonostante l’amplissima diffusione di questa collettività sul territorio nazionale).

Peraltro, più del 90% dei minorenni acquisiti alla cittadinanza italiana sia marocchini che albanesi sono nati in Italia, mentre questa percentuale scende al 78,4% tra gli indiani e soprattutto solamente al 68,4% fra i pakistani.

Dopo aver inquadrato numericamente il fenomeno, il volume “Identità e percorsi di integrazione delle seconde generazioni in Italia” a cura dell’ISTAT dà poi conto dei risultati di un’amplissima ed articolata indagine nazionale d’approfondimento sviluppata durante il 2015 nelle scuole secondarie (“Indagine sull’integrazione delle seconde generazioni”), ma i cui risultati sono tuttora interessanti.

Ad esempio, solamente il 5,2% degli studenti moldovi di seconda generazione nelle scuole secondarie erano nati in Italia, così come solo il 6,6% degli ucraini – entrambi gruppi est-europei d’area ex sovietica e con valori inferiori alla metà di quelli di tutti gli altri collettivi – mentre erano nati sul territorio nazionale la maggioranza assoluta dei cinesi (59,3%) e dei filippini (55,4%), entrambi collettivi asiatici, e con percentuali molto superiori a quelle d’ogni altro gruppo nazionale.

Fondazione ISMU sottolinea, poi, come anche dal punto di vista familiare ucraini e moldovi erano coloro i quali vivevano in famiglie meno numerose, le uniche composte mediamente da meno di 4 persone, non di rado al seguito di madri assistenti domiciliari, mentre i cinesi assieme ai marocchini erano gli unici le cui famiglie erano composte mediamente da più di 5 persone.

Proprio gli ucraini e i moldovi, tuttavia, nonostante come visto molto più spesso nati all’estero – o forse per contrapposizione a ciò, per cercare di rafforzare un avvicinamento con il territorio d’adozione – più spesso di tutti hanno dichiarato di “sentirsi italiani”, rispettivamente nel 62,1% e nel 57,8% dei casi, contro al contrario nettamente meno di tutti proprio i cinesi (29,2%) e a distanza i filippini (42,0%)nonostante siano esattamente al contrario i due collettivi nazionali in cui maggiormente i giovani stranieri che frequentavano le scuole secondarie erano nati in Italia.

Dal punto di vista del percorso di studio, sempre all’interno delle scuole secondarie, Fondazione ISMU rileva come più di un terzo dei cinesi e più di un quinto dei filippini – più di tutti – sono stati iscritti per la prima volta in classe con un ritardo scolastico di almeno due anni, e solamente un quinto dei cinesi ha avuto un’iscrizione regolare rispetto alla propria età.

La regolarità nella prima iscrizione scolastica rispetto all’età è invece valsa mediamente per uno straniero su due, con punte di tre su cinque tra gli albanesi.

Fondazione ISMU rileva come i voti medi in particolare dei cinesi sono stati però nettamente superiori a quelli degli altri gruppi nazionali in matematica e soprattutto nelle scuole secondarie di secondo grado, con un valore di 7,1 allorquando tutti gli altri collettivi oscillavano tra 5,9 (gli ecuadoriani) e 6,4 (gli altri asiatici, filippini e indiani) e anche gli italiani si collocavano su un valore medio molto inferiore (6,3); ma, seppure meno marcatamente, ciò valeva anche nelle scuole secondarie di primo grado, con un punteggio medio di 7,0 in matematica per i cinesi mentre gli altri collettivi oscillavano tra 6,2 e 6,6 (e gli italiani in questo caso a 7,1).

Per quanto riguarda il voto medio in italiano, invece, le performance migliori sono state segnalate per i gruppi est-europei, probabilmente (e coerentemente anche con quanto emerso in altre indagini della Fondazione ISMU e di altri enti di ricerca) anche per una maggior prossimità all’italiano dei codici linguistici familiari.

Per quanto riguarda le ambizioni professionali nelle scuole secondarie di primo grado dopo a quella del calciatore la Fondazione ISMU nota come il modello più diffuso dichiarato dagli stranieri maschi è il carrozziere, il meccanico o l’elettrauto; mentre fra gli italiani il cuoco, il pasticcere o il pizzaiolo. Tra i più grandi, nelle scuole secondarie di secondo grado la professione di carrozziere, meccanico o elettrauto saliva invece al primo posto tra le preferenze degli stranieri, davanti a quella operaia, mentre fra gli italiani conquistava la prima posizione il modello dell’ingegnere davanti a quello del militare.

Tra le studentesse straniere le prime due posizioni erano invece occupate, sia nelle scuole secondarie di primo grado, che in quelle di secondo grado dai modelli di medico e di insegnante; mentre fra le italiane il ruolo di insegnante non è al secondo posto nelle preferenze ma al primo davanti a quello della parrucchiera o estetista nelle scuole secondarie di primo grado e a quello del medico nelle scuole secondarie di secondo grado.

Interessante, infine, secondo l’analisi della Fondazione, dal punto di vista dall’attività motoria, come più di tre quarti degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado maschi marocchini e comunque anche i due terzi degli albanesi al di fuori dell’orario scolastico praticassero calcio, che è indubbiamente lo sport nazionale in Italia; mentre sul fronte opposto ciò valeva per meno di un cinese e di un filippino ogni quattro. Quasi metà dei filippini (il 45,9%), invece, giocava a basket, così come più di un terzo dei cinesi (il 34,6%), con incidenze cioè davvero molto più elevate di quelle di qualunque altro gruppo nazionale (si va dal 3,1% dei marocchini al 7,5% dei peruviani).

Nonostante il successo planetario di Sognando Beckham (anche Golden Globe 2004), il calcio non era invece praticato da nessuna ragazza indiana ed al contrario dal 10,0% delle marocchine e cioè un valore massimo di una su dieci. Tranne che per le marocchine, lo sport più praticato dalle ragazze straniere era invece generalmente la danza, davanti alla pallavolo.

 

di Alessio Menonna, ricercatore Fondazione ISMU