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Il sentiero, tortuoso, per giungere alla “regolarizzazione”: posizioni a confronto

Farm workers harvesting yellow bell peppers near Gilroy, California. Crews like this may include illegal immigrant workers as well as members of the United Farm Workers Union founded by Cesar Chavez.

Fin dalla nascita del governo Conte II, il tema delle regolarizzazioni dei migranti irregolari e la necessità di superamento del sistema dei flussi rientra nell’agenda politica in quanto viene da più parti riconosciuto che le politiche sin lì attuate hanno sostanzialmente prodotto più di mezzo milione di irregolari, avendo precluso qualsiasi possibilità di regolarizzazione.

La prima reale occasione per trasformare il dibattito interno alle forze di governo in una proposta concreta arriva però solo con la legge di bilancio del 2020. La senatrice Emma Bonino di +Europa presenta infatti in Commissione Bilancio un emendamento per l’emersione degli irregolari che lavorano in Italia in linea con la legge di iniziativa popolare “Ero straniero” (http://documenti.camera.it/leg18/pdl/pdf/leg.18.pdl.camera.13.18PDL0001160.pdf) mirante a sanare le posizioni dei cittadini stranieri irregolari con un lavoro o legami stabili in Italia.

I tempi però non sono maturi. Sebbene da più parti si faccia presente come la regolarizzazione possa portare benefici immediati – ad esempio, fino a un miliardo di euro oltre a sostenere il bilancio dell’INPS – l’emendamento viene bocciato in Commissione e non farà parte della legge di bilancio.

Durante i primi mesi del 2020 il dibattito continua sottotraccia con le forze di governo divise sul tema e incapaci di elaborare una soluzione comune e condivisa. Dalla fine di febbraio diviene però sempre più importante nell’agenda di policy, fino a divenire preponderante e a coprire interamente l’agenda sanitaria, economica e politica, l’epidemia di COVID-19. Il governo e in particolare il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte sono sempre più al centro dell’iniziativa politica acquisendo un notevole potere decisionale declinato in vari decreti.

In questo contesto, sul versante economico si fa sempre più chiara la voce di chi chiede una qualche forma di regolarizzazione, anche parziale e provvisoria, per permettere ai braccianti di raccogliere, almeno in parte, la produzione del settore agro-alimentare in gravissima difficoltà con l’avvicinarsi della stagione dei raccolti.

A partire dal mese di aprile inizia la ‘battaglia’ vera e propria sulla sanatoria. Italia Viva, con la Ministra delle politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova, dà il via ad un serrato pressing sul governo per far inserire la regolarizzazione all’interno del cosiddetto “Decreto aprile”, vero e proprio campo di battaglia tra le forze della maggioranza, in lotta per come spendere i 55 miliardi di euro che il governo ha deciso di stanziare.

Il decreto, che avrebbe dovuto essere presentato entro il mese di aprile, è man mano slittato per arrivare fino a metà maggio senza vedere ancora la luce anche a causa dei dissidi interni alla maggioranza. La ministra Bellanova ha più volte chiarito la posizione di Italia Viva adombrando sia le proprie dimissioni se la sanatoria non dovesse rientrare nel decreto, nel frattempo denominato “Decreto maggio”, sia una eventuale fuoriuscita di Italia Viva dalla maggioranza di governo.

La contrapposizione è soprattutto con il Movimento 5 Stelle, il cui reggente Vito Crimi ha spesso ribadito che il Movimento è contrario ad una regolarizzazione generalizzata. Tuttavia, le posizioni all’interno del Movimento 5 stelle sono plurali. A partire dalla Ministra del lavoro e delle politiche sociali Nunzia Catalfo che si è detta favorevole ad una sanatoria alla quale lavora da tempo con la Bellanova e la Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, anche quest’ultima da sempre favorevole all’emersione del maggior numero di illegali presenti in Italia in un’ottica di controllo del territorio e di sottrazione di manodopera alle mafie. Anche il Presidente dell’INPS Pasquale Tridico si è detto favorevole ad una sanatoria per colf e lavoratori, in considerazione delle ricadute economiche positive che una tale regolarizzazione avrebbe sull’Istituto da lui diretto.

Mentre appare scontato il no deciso di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni, nemmeno l’opposizione è completamente contraria ad un provvedimento che regolarizzi gli immigrati clandestini presenti in Italia. Se infatti Licia Ronzulli e Laura Ravetto di Forza Italia si dicono contrarie, Mara Carfagna trova delle similitudini tra un provvedimento che sani le posizioni dei lavoratori già presenti in Italia e le grandi sanatorie che proprio il centrodestra aveva attuato arrivando a legalizzare quasi un milione di lavoratori.

Sul fronte della magistratura, il Procuratore antimafia Federico Cafiero De Raho ha ribadito come la regolarizzazione significhi colpire le mafie e diminuirne il potere sul territorio. Infine, il Santo Padre si è più volte pronunciato a favore di una sanatoria nel solco di una tradizione culturale cattolica di accoglienza.

Anche la società civile si è mobilitata in favore di una sanatoria. Tra le varie iniziative, degna di nota è l’appello per la regolarizzazione degli immigrati irregolari di tutti i settori lanciato da Leonardo Becchetti, docente di economia dell’università Tor Vergata e firmata da 370 economisti, tra i quali anche Tito Boeri, ex Presidente dell’INPS.

In generale, seppure con dei distinguo, sia il mondo imprenditoriale a partire ovviamente dalla Confagricoltura fino ad arrivare alla Confindustria, sia quello sindacale si dicono favorevoli ad una sanatoria e ad una legge che porti al superamento dei decreti flussi, un sistema troppo complesso e farraginoso per il sistema produttivo che ha bisogno di regole certe e di carichi amministrativi leggeri. In particolare, Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura, si è detto favorevole alle regolarizzazioni sebbene gli imprenditori del settore siano più propensi a lavorare con i braccianti che già lavoravano negli anni passati presso le aziende. Giansanti pone soprattutto l’accento sul problema delle soluzioni abitative per i braccianti coinvolti nei raccolti: stante l’attuale situazione sanitaria che vede la necessità di distanziamento, il governo dovrà trovare soluzioni abitative adatte pena l’impossibilità economica a far fronte ai costi della manodopera. Se non si trovasse una soluzione, i raccolti potrebbero andare distrutti invece che finire sulle tavole degli italiani. Pur apprezzando la proroga fino al 31 Dicembre dei permessi di soggiorno in scadenza, Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti, si mostra critico e avanza proposte alternative alla sola sanatoria dei lavoratori irregolari del settore agroalimentare. Secondo Prandini è prioritario favorire il ritorno dei lavoratori provenienti dai paesi dell’est Europa, principalmente Romania e Bulgaria, con il sistema dei cosiddetti corridoi verdi, come già fatto dalla Germania. Un secondo strumento che, sempre secondo Prandini, potrebbe favorire l’impiego di manodopera italiana è una semplificazione dei voucher in uso anche nel settore agricolo (il fenomeno dei lavoratori italiani rimasti senza lavoro a causa del lockdown e che cercano uno sbocco nel settore agroalimentare è tutt’altro che marginale).

Secondo i principali attori del settore sono oltre 20.000 gli italiani che hanno cercato e, in parte, hanno trovato occupazione temporanea nel settore agricolo negli ultimi due mesi.

Dopo settimane di estenuanti trattative per trovare un equilibrio tra le richieste pressanti di Italia Viva e i paletti del Movimento 5 Stelle, tra la proposta di un permesso di soggiorno da uno a 6 mesi e con la platea dei possibili lavoratori da legalizzare che si spostava da un minimo di 200.000 ad un massimo di 600.000, in considerazione anche dell’enorme ritardo accumulato dal decreto “aprile/maggio” a causa della questione regolarizzazioni, nelle ultime ore il Presidente del Consiglio pare aver trovato un punto di accordo che entrerebbe nel decreto legge cosiddetto “Rilancio”. L’intesa sembra essere stata trovata su di un permesso di soggiorno per i lavoratori del settore agro-alimentare, le badanti e le colf con la clausola che non sia prevista nessuna sanatoria penale per i datori di lavoro che, per accedere alle regolarizzazioni, non dovranno essere stati condannati penalmente negli ultimi 5 anni per reati quali il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, lo sfruttamento della prostituzione, il caporalato e altri reati assimilabili.

 

di Nicola Pasini, Responsabile Settore Salute e welfare e Marta Regalia, Ricercatrice Settore Salute e welfare Fondazione ISMU

Milano, 12.5.2020