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23 Agosto 2019
Legoplast Srl – Piemonte
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L’isola di Ariel – Piemonte

1) Nome e ragione sociale dell’impresa: L’Isola di Ariel Soc. Coop. Soc. a.r.l.

2) Ubicazione dell’impresa: Via Aquila 21, Torino

3) Settore di attività: Servizi alla persona

4) Tipologia di servizi e/o prodotti: Assistenza a pazienti psichiatrici, gestione gruppi psichiatrici, centro di accoglienza richiedenti protezione internazionale

5) Numero totale di collaboratori:  150

6) Numero totale di collaboratori immigrati: 75

7) Numero totale di tirocinanti immigrati: 0

8) Numero di eventuali collaboratori rifugiati e/o richiedenti asilo: 0

9) Numero di eventuali tirocinanti rifugiati e/o richiedenti asilo: 0

10) Applicazione di dispositivi/iniziative istituzionali a favore dell’integrazione lavorativa e dello sviluppo professionale dei migranti:

L’Isola di Ariel (LIdA), nata nel 2006,  promuove percorsi di accompagnamento e facilitazione all’inserimento socio-lavorativo dei richiedenti asilo. Nel giugno 2018 ha firmato un accordo con il prefetto di Torino per coinvolgere i richiedenti protezione in attività lavorative di supporto a sostegno dello staff amministrativo. Si tratta del primo caso italiano. Dopo un bando di gara, indetto il 29 dicembre 2017 secondo direttive impartite dal Ministero dell’Interno, è stata attivata una convenzione per mettere a disposizione posti straordinari per la prima accoglienza dei cittadini stranieri temporaneamente presenti sul territorio. Per ridurre le conseguenze della carenza d’organico, 7-8 richiedenti asilo in attesa di decisione della Commissione sono stati selezionati dalla Cooperativa per essere inseriti negli uffici della procura di Torino come lavoratori “volontari” a supporto del personale amministrativo.

11) Inquadramento delle pratiche di inclusione e valorizzazione lavorative dei migranti in modelli di business e/o strategie competitive socialmente responsabili:

SI

LIdA aderisce alla vetrina CSR Piemonte delle aziende piemontesi  socialmente responsabili.

LIdA ha un’equipe multiprofessionale e multietnica. La logica alla base dell’intervento sugli immigrati è quella del “fare con” invece del “fare per”. Tale logica implica il superamento dell’approccio assistenzialistico per restituire alla persona un ruolo attivo. L’Azienda opera per scelta sui casi di svantaggio più grave.

12) Sviluppo di iniziative in cooperazione con altri soggetti, e/o partecipazione a reti strutturate di collaborazione, per l’integrazione lavorativa e lo sviluppo professionale dei migranti: La mappa degli stakeholder con cui LIdA opera è molto estesa. In generale ha stretti legami con la PPAA locale, con le strutture di accoglienza religiose (es. Caritas e Sermig) e laiche sul territorio (Medecins Sans Frontières), con agenzie formative e per il lavoro.

La collaborazione creata con gli altri enti si basa sul passaggio di consegne e responsabilità a soggetti più specializzati (es. le agenzie formative locali inseriscono gli immigrati in percorsi formativi tecnici, di Haccp, lingua, sicurezza sul lavoro; i SAL attivano i tirocini, etc.). Inoltre LIdA è fortemente radicata nel quartiere grazie alla costruzione di forti relazioni con i suoi abitanti (“kebabbari”, commercianti, “gattare”, scuola, etc.) i quali al bisogno si attivano spontaneamente per fornire supporto (come accaduto nei momenti di sovraffollamento del CAS).

La cooperativa è stata oggetto di visite o incontri di studio da parte di organizzazioni internazionali (UE, ONU) o governi stranieri (Finlandia), soprattutto sulle prassi di recupero e inserimento delle donne vittime di tratta. In quest’ultimo campo l’azione di LldA è considerata un modello di successo.

13) Azioni/iniziative fondamentali di diversity management a favore dei migranti:

LIdA, oltre ad avere una strategia di apertura verso le diversità riguardanti il genere, l’età, l’etnia, la disabilità, l’orientamento sessuale, vive a continuo contatto con la diversità. Eroga servizi a tutte le categorie di persone svantaggiate: madri single, padri separati, homeless, omosessuali, immigrati, donne vittime di tratta, minori non accompagnati.

La diversità è considerata un valore e il processo è attuato in maniera discreta per dare dignità alla persona: il focus dell’attenzione è posto unicamente sulle capacità individuali. Quello che interessa è che la persona svolga un lavoro normale sulla base di diritti-doveri e che recuperi la propria dignità attraverso il lavoro. LIdA opera sul territorio, quasi in modo invisibile con uno stile di understatement nella convinzione che la vera valorizzazione sia un processo che deve restare inosservato.

Per LIdA il cibo costituisce un potente fattore sociale di contaminazione. La pratica dell’apparecchiare la tavola con pazienza e con cura, simbolo della relazione con l’altro, è stata sperimentata per anni, in ambito socio-sanitario, negli appartamenti dei gruppi psichiatrici. Negli anni, questa consapevolezza ha portato alla realizzazione del progetto “La Locanda Clandestina”. In 3 ristoranti di Torino specializzati in cucina mediterranea lavorano persone di etnia diversa ed il cibo è una contaminazione di cucina mediterranea ed etnica  (una locanda è attiva presso la Business School dell’Università di Torino a seguito di aggiudicazione dell’appalto). Altri progetti attivati da LiDA sono:

Le voci di Ariel” coro che raggruppa rifugiati e titolari di protezione in una sinfonia di sonorità multietniche; partecipa a vari eventi cittadini

Orti sociali aperti Officina di recupero di materiali in legno e ferro.

14) Eventuali impatti già riscontrabili:

Punti di forza:

  • L’iniziativa di richiedenti asilo inseriti come volontari nella PPAA è una modalità di coinvolgimento attivo che può dare dignità agli stranieri che non hanno ancora visto definita la loro richiesta di protezione
  • Il vero modo di integrare le persone è immergerle in un contesto di lavoro: prima le persone sono inserite in un contesto lavorativo, prima si integrano (migliorano la lingua e le soft skill). Per questo si valuta che siano garantiti i diritti base del lavoratore e, nel contempo, si lascia liberi gli stessi di procurarsi dei piccoli ingaggi occasionali e precari, purché “puliti”, provvedendo ad un monitoraggio a distanza. È importante garantire agli immigrati un introito economico, assecondare la loro voglia di mettersi in gioco e favorire la crescita della loro autostima. Allo sviluppo di quest’ultima sono utili anche piccole esperienze di volontariato e la gig economy
  • Il coinvolgimento del quartiere è fondamentale: i cittadini, ad esempio, si sono resi conto che c’è stata una riduzione dei furti nella zona
  • Alcuni utenti del servizio col tempo sono diventati parte dello staff e questo ha apportato un grande valore aggiunto in quanto essi conoscono i bisogni e i gusti degli altri utenti (“cosa mangiano gli africani?”). I cuochi assunti nelle locande “La clandestina” sono coloro che in passato hanno cucinato per gli ospiti del centro di accoglienza (dove nel 2011, durante il picco di sbarchi in Italia, erano stati accolti fino a 700 immigrati)
  • Il metodo di lavoro LIdA si basa sulla polifunzionalità (gli operatori non hanno ruoli specifici: tutti gli operatori seguono tutti gli utenti). Questo accorgimento evita disparità di trattamento per l’utente e riduce i rischi di alienazione o dipendenza affettiva perché non fa passare l’idea che ci sia “un operatore specifico che possa seguire un caso specifico”.

Criticità individuate:

  • Finito il progetto in cui il migrante è inserito, la cooperativa non è più titolata ad occuparsene, anche se non c’è ancora stata effettiva integrazione
  • Ci sono difficoltà nel convalidare le assunzioni a causa dei tempi di attesa molto lunghi nel processo di riconoscimento, da parte delle commissioni.