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Un nuovo report comparativo rivela che i paesi che accolgono il maggior numero di ucraini sono quelli meno preparati

Milano, 26 maggio 2022 

Mentre la risposta in termini di accoglienza rivolta ai rifugiati ucraini segna un punto di svolta per molti Stati membri dell’UE (in particolare per quelli confinanti con l’Ucraina), un recente rapporto comparativo rivela che le politiche di integrazione a lungo termine dei rifugiati in molti paesi sono ancora inadeguate.

Il rapporto, pubblicato nell’ambito del Progetto National Integration Evaluation Mechanism (NIEM) (www.forintegration.eu) – che monitora e misura le politiche di integrazione dei rifugiati in 14 Stati membri dell’UE – evidenzia importanti divari nelle politiche di integrazione dei rifugiati soprattutto in settori quali l’istruzione, l’occupazione e l’alloggio.

Mentre alcuni paesi hanno ottenuto punteggi elevati, come la Svezia (72,5 su 100), altri, tra  i quali Ungheria (32,8), Polonia (36,9), Bulgaria (37,1) e Romania (38,5), si posizionano in fondo alla classifica.

Naturalmente il regime di protezione temporanea in vigore per le persone in fuga dall’Ucraina prevede specifiche condizioni per la loro integrazione, mentre molti indicatori inclusi nella ricerca si riferiscono, in maniera più ampia, alle  diverse strategie normative e politiche attivate a livello nazionale al fine di comprendere se e quanto esse collaborino per il raggiungimento dell’integrazione.

“Il rapporto segna una stagnazione – e in alcuni casi anche un arretramento – delle politiche di integrazione dei rifugiati in diversi Stati membri dell’UE negli ultimi due anni. È importante sottolineare che il rapporto fornisce informazioni importanti per questi paesi, compresi quelli che ospitano un gran numero di rifugiati ucraini,  in termini di misure specifiche  utili all’implementazione di politiche più inclusive atte a meglio integrare  i nuovi rifugiati nelle loro società. “— Alexander Wolffhardt, Vicedirettore del Migration Policy Group e coautore del rapporto.

 

Sintesi dei principali risultati del rapporto

  • Dall’ultimo rapporto di valutazione comparativa NIEM di due anni fa, i 14 paesi analizzati hanno registrato scarsi, se non inesistenti, progressi.
  • In molti paesi, infatti, si è assistito a qualche arretramento, in particolare nei settori della residenza, dell’alloggio e della previdenza sociale. sebbene si siano registrati lievi progressi nei settori, per esempio, della cittadinanza, del ricongiungimento familiare e dell’apprendimento delle lingue.
  • Rispetto alle normative in vigore in materia di residenza e parità di accesso, tutti i paesi mostrano un peggioramento dei risultati allorquando si tratta di politiche attive a sostegno dell’integrazione, del coordinamento intersettoriale e del sostegno del governo alla società civile e agli enti locali.
  • Durante la pandemia di COVID-19, i paesi con le politiche di integrazione più inclusive hanno avuto esiti più favorevoli in termini di riduzione al minimo degli effetti del COVID-19 sui rifugiati.

 

È possibile accedere al rapporto completo qui >>

 

Note

  • Coautori del rapporto: Alexander Wolffhardt, Carmine Conte e Sinem Yilmaz del Migration Policy Group.
  • Per ulteriori informazioni sui risultati nazionali per l’Italia, contattare la Fondazione ISMU.
  • Per ulteriori informazioni sul rapporto NIEM in oggetto, contattare Richard Girling (comms@migpolgroup.com).