Studi, Progetti e iniziative  – Radicalizzazione e Jihadismo

TSAS – CANADIAN NETWORK FOR RESEARCH ON TERRORISM, SECURITY AND SOCIETY

TSAS è un network composto da enti governativi, think tank privati e università, canadesi e non solo, impegnati nello studio e nelle attività di ricognizione e contrasto delle diverse forme di radicalismo ed estremismo violento.

Talking to Foreign Fighters: Socio-economic versus Existential Pull Factors (2016)

Con riferimento al tema del jihadismo, segnaliamo la ricerca attualmente condotta da TSAS intitolata “Talking to Foreign Fighters: Socio-economic versus Existential Pull Factors”, volta a ricostruire le vite dei foreign fighters e le motivazioni all’origine della scelta di divenire “foreign fighter”. Lo studio è basato sulle interviste e gli scambi intrattenuti con un campione di circa 40 combattenti canadesi, arruolati nelle organizzazioni jihadiste attive in Siria ed Iraq. Un risultato interessante della ricerca riguarda l’estrazione sociale degli intervistati: nel campione considerato, nessun foreign fighter proviene da aree di emarginazione; al contrario, molti di essi hanno ottenuto gradi elevati di istruzione e appartengono alla classe media, e in, alcuni casi, medio-alta. Il campione, inoltre, ricomprendeva giovani con problemi personali, ma non solo: in molti casi, si trattava di persone con background e stili di vita stabili, non problematici. La ricerca è ancora in corso, ma si può accedere a una prima sintesi dei risultati finora ottenuti nel Working Paper “Talking to Foreign Fighters: Socio-economic versus Existential Pull Factors” (Luglio 2016).

Un aspetto interessante della ricerca, dal punto di vista della metodologia, risiede nella tecnica di ricerca impiegata: non potendo condurre interviste faccia-a-faccia con i combattenti canadesi che si trovano nelle zone di guerra siriane, i ricercatori hanno raccolto materiale empirico basandosi su lunghi dialoghi e scambi via social media con i foreign fighters. Si tratta dell’unica tecnica che consente di avvicinarsi il più possibile alla testimonianza e all’esperienza dirette dei protagonisti. Tuttavia, la brevità, il tipo di linguaggio e la frammentarietà degli scambi via social media rendono difficile ricostruirne tutto il percorso e le motivazioni. Inoltre, tali scambi avvengono quando la persona è già “radicalizzata” ed è quindi indotta a fornire una giustificazione esclusivamente religiosa delle proprie azioni. Non sorprende quindi la conclusione a cui giungono i ricercatori sulla base dei contenuti dei dialoghi intrattenuti con gli intervistati presentati in questo primo Working Paper, secondo la quale occorre dare credito alla possibilità che, dietro la scelta estremistica, si celi un’autentica ricerca di senso esistenziale e spirituale. Altri studi e prospettive (Introini, Mezzetti, 2017), al contrario, sostengono che la religiosità dei jihadisti sembra essere l’effetto, e non la causa, della scelta jihadista. In ogni caso questo Working Paper problematizza efficacemente alcuni aspetti dibattuti nella letteratura di settore e costituisce un utile termine di confronto.

→ Consulta il working paper

INSTITUT MONTAIGNE

L’Institut Montaigne è un think tank francese che svolge ricerche sui diversi ambiti delle politiche pubbliche francesi. Molta attenzione viene dedicata ai temi della diversità, dell’inclusione e dell’immigrazione, nonché all’Islam e al terrorismo jihadista in Francia.

Un islam français est possible (2016)

Lo studio “Un islam français est possible” (Settembre 2016), basato su un’indagine campionaria della popolazione musulmana francese, esplora il rapporto di quest’ultima con la religione e le credenze religiose che essa coltiva. Lo studio getta luce sulla maggioranza “silenziosa” dei musulmani francesi, che non si sente minimamente rappresentata da chi propone un Islam “rigorista” (ultra-ortodosso) in modo “autoritario”, e si conclude con una serie di raccomandazioni di policy concernenti la gestione del culto da parte dello Stato francese (come organizzare un’efficace rappresentanza dell’Islam francese, come interloquire, quali questioni affrontare, come gestire i finanziamenti per i luoghi di culto).

Il rapporto di ricerca e il questionario utilizzato sono liberamente accessibili: → Clicca QUI

Terreur dans l’Hexagone. Genèse du djihad français (2015)

L’Istituto ha finanziato la ricerca condotta dallo specialista di Islam e jihadismo Gilles Kepel, con la collaborazione di Antoine Jardin. I risultati della ricerca sono stati raccolti nel volume “Terreur dans l’Hexagone. Genèse du djihad français” pubblicato da Gallimard nel 2015. Lo studioso sostiene in questo lavoro che l’origine del successo del jihadismo vada rintracciata nelle profonde fratture identitarie da cui sono attualmente percorsi i paesi occidentali e specialmente la Francia. Egli ritiene cruciale concentrarsi sulle motivazioni alla base della diffusione del salafismo, analizzando come questo movimento ultra-rigorista e ultra-conservatore ambisca a imporre la propria egemonia all’interno del mondo musulmano.

La posizione espressa da Kepel in questo studio è stata ampiamente dibattuta e aspramente criticata tra gli studiosi della materia proprio per la continuità che lo studioso suggerisce tra salafismo e jihadismo, da molti ritenuta inesatta, impropria, dannosa, tale da far presumere un certo atteggiamento culturalista nei confronti dell’Islam. Per la ricostruzione delle relazioni tra le reti jihadiste in Francia e per la descrizione della contrapposizione sempre più aspra tra alcune frange della società, l’opera si qualifica in ogni caso come un utile contributo allo studio dell’argomento da parte di uno dei più antichi esperti di jihadismo, divenuto riferimento imprescindibile nel campo.

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Banlieues de la République (2011-2012)

Nel 2011, l’Istituto ha realizzato una ricerca nelle banlieues parigine di Clichy-sous-Bois e Montfermeil, da cui ebbero origine la ribellione e i violenti scontri dell’autunno del 2005, diffusisi poi in tutte le principali città francesi. L’indagine riguardava diversi ambiti: alloggio e crisi dell’abitare; educazione e pari opportunità; lavoro; sicurezza; partecipazione politica; religione. Di particolare pertinenza e utilità sono le evidenze empiriche emerse con particolare riferimento alla diffusione e al significato assunto dalla religione islamica nei contesti di emarginazione delle banlieues. Allo stesso tempo, la ricerca chiarisce in modo inequivocabile come i problemi delle banlieues non vadano interpretati alla luce della variabile religiosa: essi sono di natura sostanzialmente sociale, causati da politiche pubbliche scarsamente efficaci o assenti.

La ricerca è stata condotta da un’équipe coordinata dall’esperto di Islam e politologo Gilles Kepel. I risultati dell’indagine sono stati raccolti nei volumi “Banlieues de la République. Société, politique et religion à Clichy-sous-Bois et Montfermeil” e “Quatre-vingt-treize”, pubblicati da Gallimard nel 2012.

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→ Pagina web dedicata al progetto sul sito dell’Institut Montaigne

RAN – RADICALISATION AWARENESS NETWORK

RAN è un network di esperti e operatori (poliziotti, social workers, insegnanti, rappresentanti della società civile) nell’ambito della radicalizzazione e dell’estremismo violento, istituito e gestito dalla Commissione Europea. È strutturato in Working Groups tematici dedicati alla comprensione dei processi di radicalizzazione e allo sviluppo di strategie di contrasto (es. all’interno delle comunità, nelle famiglie, nelle prigioni, nei contesti educativi, ecc.).

Il Network ha prodotto una serie di Papers liberamente accessibili: → Consulta

THE INTERNATIONAL CENTRE FOR COUNTER TERRORISM – THE HAGUE (ICCT)

L’ICCT è un think-tank basato nei Paesi Bassi che fornisce analisi e indicazioni di policy sui temi della prevenzione e del contrasto al terrorismo e all’estremismo violento, anche di matrice religiosa.

Italy’s Jihadists in the Syrian Civil War (2016)

Segnaliamo il Research Paper “Italy’s Jihadists in the Syrian Civil War” pubblicato nel 2016, che mette a confronto le storie di quattro jihadisti di origine italiana (due donne e due uomini, due italiani autoctoni e due di origine immigrata).

→ Consulta il Research Paper