Progetto “Safe in”
4 Marzo 2021
Nigeria
8 Marzo 2021
Progetto “Safe in”
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Questa iniziativa – realizzata dall’ente promotore – è stata selezionata per la Mappatura delle buone pratiche per l’inclusione lavorativa di migranti e rifugiati curata dal Settore Economia e Lavoro di Fondazione ISMU ETS.

Immagine Lavazza

Le organizzazioni promotrici

LUIGI LAVAZZA S.P.A.

produzione di caffè, Torino

RETE ITALIANA DI CULTURA POPOLARE, ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE

Torino

Quando

Ottobre 2018 – Dicembre 2019 (riproposto dal 2020)

Dove

Quartiere Aurora di Torino

Enti partner

Ascom Epat Torino e provincia; FOR.TER Piemonte (ente formativo nel terziario); Cooperativa O.R.S.O., Torino; Con.I.S.A. (Consorzio Socio-Assistenziale Val Susa-Val Sangone); European Research Institute ONLUS, Torino; Diaconia Valdese.

 

Gli ambiti di intervento

      • Formazione e sviluppo professionale
      • Tirocini e accompagnamento al lavoro
      • Welfare aziendale e responsabilità sociale d’impresa

Il target

Il progetto “A.A.A. (Accoglie, Avvicina, Accompagna)” si è rivolto a un gruppo di 18 persone, uomini e donne tra i 18 e i 35 anni, dati da richiedenti asilo (14) e cittadini italiani appartenenti a fasce svantaggiate (4).

L’obiettivo

In una esplicita logica di community engagement, e all’interno di una realtà distintiva come il quartiere torinese di Aurora (ad alta presenza immigrata e con particolari criticità sotto il profilo dell’integrazione sociale e della stagnazione delle prospettive occupazionali), il progetto ha avuto un duplice obiettivo

  • da un lato, formare i giovani selezionati per consentire loro l’acquisizione delle competenze indispensabili per diventare baristi
  • dall’altro, favorirne – grazie al livello professionale raggiunto – l’inserimento in un contesto lavorativo, per quanto possibile, duraturo attraverso gli strumenti del tirocinio formativo e della borsa lavoro.

Le attività

L’iniziativa si è avviata con la partecipazione dei 18 giovani identificati – tra cui i richiedenti asilo – a un corso di alta formazione per baristi professionisti, per il quale Lavazza ha fornito gli strumenti necessari mettendo a disposizione la sede di Settimo Torinese e i formatori del proprio Training Center (“università del caffè” dell’azienda, con 55 sedi in tutti i continenti che ogni anno preparano oltre 30mila persone). Il percorso formativo è stato organizzato e gestito in collaborazione con FOR.TER.

Successivamente, al termine della formazione in aula, i partecipanti sono stati inseriti in tirocinio presso bar e ristoranti dell’area torinese di riferimento, individuati grazie al contributo della forza commerciale dell’azienda e delle associazioni locali degli esercenti. Questa fase cruciale è stata implementata mediante due metodi

  1. l’utilizzo del “Portale dei saperi”, dispositivo ideato dalla Rete Italiana di Cultura Popolare in partnership con Fondazione Vodafone Italia, che permette di fare emergere il capitale relazionale invisibile risultante dall’incrocio tra bisogni e risorse disponibili sul territorio (in particolare storie di vita, esperienze, competenze formali e informali di singole persone) e obiettivi ed esigenze di sviluppo di specifiche realtà produttive;
  2.  l’attenzione, nella fase di screening dei luoghi di lavoro per lo svolgimento del tirocinio, alle effettive possibilità di integrazione dei tirocinanti anche nella prospettiva di un eventuale inserimento più stabile.

Le fonti di finanziamento

Risorse aziendali per la formazione; risorse pubbliche per l’attivazione dei tirocini.

 

I risultati ottenuti in termini quantitativi

Al termine del biennio, il progetto ha portato a rilasciare 18 attestati di frequenza, con 13 diplomati effettivi; 10 persone sono state assunte in maniera stabile (2 prima dello stesso avvio del tirocinio) oppure ricollocate con contratto post-tirocinio. Secondo Laura Tondi, referente per le attività di community care nella funzione “Institutional Relationships and Sustainability” di Lavazza, si tratta di risultati molto incoraggianti: «Dal punto di vista dei numeri non possiamo che essere contenti… Inizialmente si ipotizzava, come soglia ideale di collocazione al termine del percorso, un livello intorno al 50%, ma si è andati oltre. E comunque anche i partecipanti che hanno conseguito il “semplice” attestato di frequenza possono a questo punto giocarsi la loro partita, non sono esclusi».

Nel 2020, Lavazza ha ottenuto, per il proprio impegno nell’integrazione socio-lavorativa di persone richiedenti asilo, il riconoscimento “Welcome – Working for refugee integration” conferito da UNHCR.

 

I risultati ottenuti in termini qualitativi

In generale, il progetto ha prodotto un impatto positivo sulla capacità – tramite iniziative multistakeholder – di rispondere ai bisogni materiali e immateriali del peculiare territorio di riferimento, anche rispetto alla presenza e alle esigenze di integrazione socio-lavorativa della componente immigrata.

Su un piano più squisitamente aziendale riferito al partner Lavazza, come rilevato da Laura Tondi, si possono identificare due significativi benefici. Il primo, considerando anche che “A.A.A.” rappresenta una variante italiana di un programma globale dell’azienda (denominato “A Cup of Learning”), riguarda il contributo fornito dalla realizzazione del progetto al ridirezionamento recente della strategia di Lavazza nel campo della sostenibilità e, in particolare, del community care. Attraverso tale evoluzione, si è inteso passare da un tradizionale “approccio filantropico”, condotto principalmente tramite donazioni e l’erogazione di risorse economiche, a una partecipazione più diretta e sistematica – come partner attivo – alle iniziative di sostegno ai territori; ciò, anche mediante la definitiva istituzione di una direzione formale dell’area con risorse dedicate, che opera nell’ottica del principi della “cittadinanza d’impresa” e con puntuale riferimento a una serie di sustainable development goals stabiliti dall’Agenda 2030 dell’ONU. In secondo luogo, la gestione e i risultati del progetto hanno generato effetti positivi sul piano dell’engagement e della soddisfazione interni, sia – in primo luogo – per i collaboratori direttamente coinvolti (come i formatori del Training Center e le figure commerciali intervenute nelle delicate fasi della selezione e del monitoraggio dei datori di lavoro), sia – più in generale – per l’intera comunità organizzativa torinese.

 

I punti di forza

Due appaiono i principali fattori alla base del buon esito di “A.A.A.”. Il primo consiste nella forza della rete dei partner sotto il profilo dell’integrazione delle risorse, intese innanzitutto come competenze e investimenti progettuali, e della capacità di coordinamento. Ciò, considerando – come sottolinea Laura Tondi – che «fondamentale nella collaborazione è che ogni parte del progetto mantenga l’ownership del suo pezzo: azienda, associazioni di categoria… Enti diversi che devono identificare punti di contatto ma anche accertarsi di avere ciascuno compreso bene il proprio coinvolgimento».

In secondo luogo, a risultare premiante è stata la cura estremamente dettagliata delle varie fasi e operazioni, una “serietà nella gestione” che – a parere, ancora, della referente dell’azienda – è esattamente uno dei segni distintivi di un approccio al community care non basato semplicemente su attività di charity. Tale impostazione orientata al rigore è stata adottata, per esempio, nei confronti degli stessi corsisti rispetto agli impegni di frequenza e a standard professionali (p.es., sotto il profilo del dress code più adeguato nel contesto di lavoro di un barista); ma anche nei riguardi di altri interlocutori come gli esercenti coinvolti nei tirocini, per i quali – a parte il costante monitoraggio in itinere – è stato organizzato un evento ad hoc presso il Training Center di Lavazza per favorire la condivisione di obiettivi e modalità operative.

 

Le criticità

Si riportano le difficoltà connesse alla gestione sul campo di un progetto complesso (dal rispetto delle scadenze e della misurabilità degli obiettivi alla “fatica” di seguire i singoli percorsi individuali); ciò, nella consapevolezza che esse abbiano costituito un punto di passaggio obbligato di “A.A.A.”, se non anche – come nel caso della focalizzazione su ciascun partecipante – un suo aspetto distintivo.

 

Le prospettive future

Per il prossimo futuro, si intende estendere la portata delle azioni formative condotte nel Training Center e attraverso i formatori di Lavazza, includendo, nella riproposizione del progetto, un modulo dedicato all’assistenza tecnica sulle macchine da caffè. Su un piano più generale e strategico, si ipotizzano inoltre due ulteriori scenari che potrebbero schiudersi valorizzando i caratteri di “scalabilità” di quanto realizzato:

a) replicare la medesima iniziativa in altre aree italiane in cui l’azienda è presente;

b) potenziare il progetto nel quartiere torinese di Aurora con riferimento a un’ampia gamma di settori occupazionali (non limitata, quindi, alla professione di barista), utilizzando il “Portale dei saperi” come risorsa per una mappatura più ampia e approfondita del tessuto produttivo locale.

 

Aggiornato al 23.12.2020